Una volta finito The Last of Us Part II sono rimasto incollato allo schermo con espressione profondamente pensierosa. Persa nel vuoto dei pixel a schermo; che ormai avevano raccontato proprio tutto…
Il pensiero volteggiava sulle vicende appena vissute pad alla mano e sui personaggi descritti da Mr. Druckmann: tanto umani quanto mostri, talmente innocenti quanto colpevoli.
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In cerca di confronto
Il mio pensiero sulle implicazioni morali degli avvenimenti e sulle risultanti emotive che hanno mosso le azioni dei personaggi non si placava e si faceva sempre più fitto; generando la volontà di discuterne con altri testimoni della storia completa per un confronto.

Confronto tra l’altro poi avvenuto in Live con Matti Righi! (ATTENZIONE L’ORA FINALE E’ PIENA DI SPOILER)
Prima della live però mi sono affidato a forum e amici per discutere superficialmente di quanto avevamo appena visto e devo ammettere di essere cascato dalle nuvole.
Non mi aspettavo affatto le molte lamentele e l’incomprensione del concetto alla base della storia di The Last of Us Part II. Tralasciando le non poche lamentele sul sistema di gameplay però, sono rimasto più che altro stupefatto dalle motivazione per cui il gioco e la storia in generale non fossero piaciuti.
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Per finire con il trauma personale derivato dalla notizia per cui Druckmann e l’attrice interprete di voce e modello di Abby fossero oggetto di insulti e minacce di morte da parte dei fan della saga…

Guerriglia da tastiera
Personalmente già sopporto pochissimo il fenomeno del review bombing, che rischia sempre di rovinare progetti anche validi per il solo gusto di uniformarsi alla massa di detrattori di un titolo in particolare. Ma qui si oltrepassa ogni limite imposto dall’intelligenza!

Questo fungo atomico di odio smisurato mi ha colpito molto, specialmente perché reputo i personaggi di The Last of Us Part II i migliori scritti di sempre! Che danno vita ad una trama mai banale ma sopratutto credibile e contestualizzata in un’ambientazione da pelle d’oca. Questa non vuole assolutamente essere un’Ode senza ritegno all’opera di Naughty Dog, ma un modesto pensiero su quanto un progetto sontuoso come questo possa essere svilito dall’ignoranza cupa di chi non riesce ad accettare un punto di vista differente dal proprio.
Per concepire la portata dell’onda d’urto di questa
SPOILER ALERT – Da qui in poi …
Succede l’impensabile e non siamo pronti…
Il personaggio di Abby è senza dubbio il più controverso dell’opera. Il giocatore prende il controllo di questa misteriosa sopravvissuta praticamente all’inizio dell’avventura, senza sapere praticamente nulla di lei, se non un tratteggio molto vago sulla sua situazione sentimentale e sulla sua motivazione di ricerca di qualcosa e qualcuno. Informazioni più utili a fare congetture che a definire la posizione della persona nel quadro di trama e contesto.

Le prime fasi sono semplici ed esplorative fino al culmine della prima parte di trama: quando in fuga da un numeroso gruppo di runner incontra Joel e Tommy che la traggono in salvo non senza difficoltà per ricondurla al suo gruppo.
Il primo colpo di scena è memorabile quanto terribile da vivere pad alla mano.
Abby si scopre essere alla ricerca proprio di Joel per una questione di vendetta, e dopo una indefinibile periodo di tempo passato a torturare il nostro protagonista lo uccide senza pietà davanti agli occhi del fratello Tommy e di Ellie
“Stacco. Ho visto abbastanza!” cit.
Ma quanto c’è da elaborare, da capire e da digerire nel primo brutale omicidio di The Last of Us Part II?

Joel abbandona la scena da vero duro, senza chiedere spiegazioni ne pietà. Come se non fosse importante il motivo, come se sapesse che tutto il male che ha fatto nel corso della sua vita prima o poi avrebbe richiesto un estremo pagamento. E che la sincera volontà di redimersi purtroppo non era sufficiente.
Abby uccide Joel senza sorridere, ne sentendosi sollevata dopo l’ultimo colpo fatale. Forse non era pronta al compimento della sua missione tanto sofferta e ricercata negli ultimi anni. Non sapeva cosa avrebbe provato ,e probabilmente rimane scossa e delusa. Talmente scossa da lasciare in vita Tommy ed Ellie, talmente inesperta da non prevedere il male che da li a poco le si sarebbe ritorto contro.
La tela di Druckmann
Qui comincia il racconto delle vite che ruotano intorno ai due poli protagonisti di questa epopea post apocalittica.
Qui comincia a prendere forma il dipinto di Niel Druckmann, che non lesinerà di colpi di scena e colpi di scena davvero duri da digerire.
Il sontuoso tratteggio della vita e della personalità di Abby mozza davvero il fiato. Il viaggio formativo ed esplicativo della giovane Abby tocca molte tappe importanti e riconoscibili dal giocatore.
Apprendiamo del buon cuore del padre di Abby e siamo con lui quando tenta di aiutare la zebra in difficoltà. Piangiamo con lui mentre discute e si sente in colpa a dover sacrificare una giovane ragazza (Ellie) per continuare la ricerca di una cura.

Nel ritratto del padre, Abby viene posata dolcemente, e la percepiamo come desiderosa di crescere al suo fianco e di guadagnarsi il posto tra le luci. Una giovane ragazza che nonostante la fine del mondo è felice di vivere la sua vita assieme alle luci, e assieme al suo papà; unico punto di riferimento e aggancio ad una normalità talmente rara in un mondo squassato dal virus e dagli infetti. La cosa più evidente nelle poche ma poderose scene dedicate a Jerry, è la volontà di proteggere sua figlia. Anche nella normalità.
Quando Joel irrompe nella sala operatoria per impedire la morte di Ellie forse non se ne rende realmente conto, ma cambia la storia dell’intero pianeta e distrugge molte vite. Tra cui quella della giovane Abby che da quel momento in poi non penserà ad altro che a vendicarsi.
L’antagonista?
Abby giura vendetta e da quel momento non pensa ad altro: Si allena notte e giorno, sacrifica tranquillità e affetti pur di seguire una minima traccia che potesse condurla dalla sua preda. E quando finalmente la incontra non si lascia consigliare da nessuno. Abby sa cosa fare dal giorno stesso in cui le è stato portato via il padre.

Il maestro Druckmann ci racconta tutto attraverso le persone e i loro punti di vista. Ci racconta di un mondo che è mutato nelle sue priorità, e ci rende partecipi di uno scontro leggendario di due entità simili ma opposte dalla sorte. Nel mondo di The Last of Us parte II non ci sono interessi politici o consumistici. Rimangono solo le persone erette a fondamenta delle comunità. Gli interessi sono mutati ed è una diretta conseguenza del fatto che la stessa sopravvivenza sia sostenuta dall’istinto.
Abby non è malvagia, ne tanto meno l’antagonista di questa storia. Lei è la risultante di tutto il male che le è stato fatto, e che l’ha resa furente e diretta contro un gruppo e una persona in particolare. Esattamente come Ellie o Joel anni prima.
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The last of Us parte II è una finestra su un mondo immaginario dove l’umanità ha riottenuto l’importanza dovuta. Dove le persone sono la risorsa più importante, ma dove la giustizia è troppe volte sommaria e brutale. Druckmann ci spiega a suo modo quanto può essere inconcludente un desiderio di vendetta e quanto possa lasciare un vuoto ancora peggiore una volta ottenuta.
Dichiarare che la trama sia scadente, che la storia non sia valida o che Abby sia la stronza della faccenda è un insopportabile insulto all’arte della scrittura narrativa, e a questa opera indimenticabile che rimarrà scolpita nella mente di chiunque abbia avuto la fortuna di saperla leggere.